Gentile pubblico, i lavoratori della Fondazione Teatro Massimo di Palermo si uniscono ai colleghi delle altre fondazioni lirico sinfoniche per chiedere a gran voce l’immediato cessate il fuoco in tutti i teatri di guerra che stanno infiammando il mondo e in particolar modo l’Europa orientale
ed il Medio Oriente. Come spesso accade, a farne le spese è la popolazione civile, lasciata morire di stenti, senza acqua, cibo e cure sanitarie, se non deliberatamente presa di mira da governi ed eserciti senza scrupoli. A tutto ciò si aggiunge un assordante silenzio da parte della comunità internazionale che non riesce a far sentire una voce unitaria e autorevole per arrivare ad una soluzione diplomatica di pace, lasciando così spazio alla corsa agli armamenti per alimentare un massacro senza tine.
Nel 2023, infatti, un recente studio di Mediobanca segnala che la spesa globale per la “difesa” ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari con un incremento dell’8,2% nel primo trimestre del 2024. Significa che nel mondo si spendono circa 7 miliardi di dollari al giorno in armi, l’equivalente di 16 anni di finanziamento pubblico dedicato all’opera lirica, il cui canto è stato recentemente nominato Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Mettere in correlazione armi e cultura non e una forzatura retorica. Purtroppo per finanziare le spese militari spesso si taglia su sanità pubblica, servizi sociali, trasporti, istruzione, e soprattutto cultura appunto...il vero antidoto ai
conflitti, di qualunque natura. Ma se la comunità internazionale e le testate d’informazione tacciono o sostengono l’escalation militare (tranne importanti e lodevoli eccezioni) l’opinione pubblica può e deve far sentire il proprio dissenso su ciò che accade in Ucraina, in Palestina e in tutti quei luoghi ove ogni giorno centinaia di essere umani perdono la vita per la follia di pochi. Le maestranze della Fondazione, pertanto, ispirandosi all’articolo 11 della Costituzione Italiana, condannano e ripudiano fermamente la guerra come strumento di offesa e dedicano lo spettacolo odierno a tutti coloro i quali hanno perso la vita in questi conflitti.